Ma il padre della bambina ce l’ha una professione?

Avviso ai lettori: questo è un post- mammesco. Ma non di quelli cacche, pannolini e “oggi abbiamo messo il primo dentino” (vero A.?), no è un post amministrativo. Kafkiano. Un’odissea che qui a Parigi, ogni genitore deve affrontare quando e se, pazzo e amante del rischio, decide d’iscrivere il proprio figlio/a all’asilo o a qualsiasi attività ludica extra-scolastica.

Per dare subito un’idea dell’aria che tira qui, si sappia che a Parigi, quando sai di essere incinta, diciamo circa a tre, massimo quattro settimane di gravidanza, devi prenotare il posto in ospedale per partorire. Anche se sei scaramantica, sì. Magari non l’hai ancora detto a nessuno della tua famiglia, magari nemmeno al tuo compagno. Ma intanto il ginecologo, la sua segretaria e quella della clinica già lo sanno e ti aspettano. Puoi brindare con loro, son soddisfazioni. Se poi vuoi partorire in alcune cliniche super chic o molto propense a parti naturali e/o in acqua, ecco ti conviene prenotare ancora prima di smettere la pillola.

Una volta la progenitura arrivata, puoi cominciare a programmare il resto del suo percorso scolastico e magari trovargli uno stage in azienda. Personalmente, ho iscritto Creatura all’asilo quando ero al sesto mese di gravidanza. Non volendo saperne il sesso prima della nascita, nel modulo d’iscrizione, alla riga Nome ho scritto X e non mi è piaciuto per niente farlo.

Poi è cominciata la battaglia. Perchè prima sono bazzecole. Dopo, devi iscrivere Creatura a TUTTE le strutture possibili e immaginabili della città: asili, nidi, jardin d’enfant, materna, haltes-garderie (che sono nidi part-time), tate a casa tua, tate a casa loro…tutto in contemporanea. Facendo milioni di dossier, scrivendo milioni di lettere in cui spieghi perchè ogni struttura è quella essenziale e unica che serve alla tua progenitura, senza la quale crescerà malissimo e sarà alcolizzata e/o dislessica. Noi per dire, nell’ultima lettera, abbiamo praticamente dovuto dire che la nostra tata attuale non va più bene, abbiamo quasi lasciato intendere che picchia la bambina e che non la nutre abbastanza, e che la situazione non può più continuare. Ho paura che chiamino il Telefono Azzurro adesso, per dire.

Tutto questo poi secondo un percorso amministrativo ben definito e imprescindibile, molto formale. Che non ti venga in mente di passare all’asilo per conoscere la direttrice, per esempio. Passare? Conoscere? “No guardi, la direttrice non riceve, al massimo puo` lasciare un messaggio la mattina del giovedi dalle 8 alle 9. Poi la contattiamo noi. E comunque lei non dipende da quest’asilo” mi è stato risposto più volte al citofono, davanti a un cancello chiusissimo.

Alcune rare e fortunate volte, l’iscrizione si può fare per telefono, ma devi rispondere a delle domande, alcune ovvie come nome del bambino, età, etc e altre, surreali come queste che mi sono state poste questa mattina, per iscrivere Creatura a un asilo part-time ben due pomeriggi a settimana (con questo tono da verbale in questura): “Che professione esercita, se ne ha una? Lei vive con il padre della bambina? Lei ha lo stesso cognome della bambina? Il padre della bambina, ha anche lui una professione e se si quale?”. Ho pensato, a un certo punto, che mi avrebbe chiesto se sono comunista e se ho mai partecipato a un attentato terroristico come nel questionario per entrare negli Stati Uniti. Alla fine, siamo in lista d’attesta (per settembre). Prima di noi, ci sono 60 famiglie.

Recentemente, ho voluto iscrivere Creatura al Jardin d’enfant, posto meraviglioso del quartiere, a metà tra un asilo, una scuola Montessori e un’area giochi. Ho chiamato a febbraio 2012 per gennaio 2013. Mi è stato risposto, con anche un certo stizzo, che a gennaio 2013 entrano solo i bambini che sono in lista d’attesa dal settembre precedente. Quando ho chiesto cosa fanno i bambini rifiutati a settembre, durante questa benedetta attesa, mi è stato risposto che “aspettano”. Non fa una grinza. Alla fine, mi hanno congediato, pregandomi di farmi viva in novembre 2012 per un eventuale posto a settembre 2013.

E per finire, abbiamo voluto fare i genitori moderni ma in sintonia con la natura e abbiamo tentato di iscrivere Creatura al corso in piscina per bebé nageurs. Il giorno delle iscrizioni, siamo arrivato ingenui (e deficienti) verso le 10 (iniziavano alle 9). Centinaia di persone aspettavano in coda davanti alla piscina. I posti erano una trentina. Abbiamo ovviamente rinunciato subito ma andando via, ho scorto nella fila una mamma americana che conoscevo. Sgamata, la mamma americana era lì dalle 5 del mattino a far la coda ed è riuscita a iscrivere la figlia al corso. In più, la mamma sgamata americana aveva avuto un posto all’asilo del quartiere. Ce ne siamo andati via mesti e pieni di sensi di colpa per il futuro sportivo, ormai compromesso, della Creatura. L’ho poi incontrata più volte, la famosa mamma americana, dal nostro pediatra comune e ho scoperto che al corso la bimba non c’era mai andata perchè era sempre malata: all’asilo si beccava tutti i microbi degli altri bambini.

Forse una giustizia c’è. Ora vado a iscrivere Creatura al Master.

6 pensieri su “Ma il padre della bambina ce l’ha una professione?

  1. Italia: Per il Preparto che inizia a maggio il mio ospedale non molto frequentato mi ha detto di richiamare a metà aprile. Per dire. A volte qui è più facile?

  2. Brocrazia dal francese burèau….. In italia è uguale ma almeno puoi spenderti un “sa mi ha segnalato questa struttura la mia amica tal dei tali….”

  3. da rivedere il mitico “C’eravamo tanto amati” (1974), che si chiude con un sit-in notturno davanti alla scuola per l’iscrizione alle elementari dei figli..

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